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Tumore prostata

Efficacia di Cabozantinib vs Everolimus in pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato e metastasi ossee dallo studio di fase III METEOR


Nei pazienti con carcinoma a cellule renali ( RCC ) metastatico, le metastasi ossee sono prognostiche di risultati negativi e rappresentano un bisogno medico non soddisfatto.
Lo studio METEOR di fase 3 ha valutato l'efficacia e la sicurezza di Cabozantinib ( Cometriq ) versus Everolimus ( Afinitor ) in pazienti con carcinoma a cellule renali e uno o più precedenti inibitori della tirosin-chinasi ( TKI ) di VEGFR.

Lo studio ha raggiunto il suo endpoint primario di miglioramento della sopravvivenza libera da progressione ( PFS; hazard ratio, HR=0.58, P minore di 0.001 ).

Dato che Cabozantinib ha dimostrato attività clinica nelle metastasi ossee in pazienti con tumore alla prostata, sono stati valutati gli esiti clinici nei pazienti con carcinoma a cellule renali con metastasi ossee nello studio METEOR.

658 pazienti sono stati randomizzati ( stratificati per gruppo di rischio MSKCC e il numero di precedenti inibitori della tirosin-chinasi di VEGFR ) a ricevere Cabozantinib ( 60 mg al giorno ) oppure Everolimus ( 10 mg al giorno ).

Le misure di esito clinico includevano la sopravvivenza libera da progressione, il tasso di risposta obiettiva ( ORR ), la sopravvivenza globale ( OS ), e la sicurezza.
Gli endpoint esplorativi hanno incluso la risposta alla scintigrafia ossea ( BSR ) nei pazienti con lesioni alla scintigrafia ossea al basale, l’incidenza di eventi correlati allo scheletro ( SRE ) e cambiamenti nei marcatori del turnover osseo.

142 pazienti avevano metastasi ossee al basale; di questi, 112 avevano anche metastasi viscerali.
I gruppi di rischio MSKCC in pazienti con metastasi ossee erano coerenti con la popolazione generale dello studio.

Gli hazard ratio della sopravvivenza libera da progressione di Cabozantinib versus Everolimus sono stati: 0.33 ( osso ) e 0.26 ( osso + viscerale ).

La sopravvivenza mediana libera da progressione con Cabozantinib è stata pari a 7.4 mesi nei pazienti con metastasi ossee e di 5.6 mesi in pazienti con metastasi ossee e metastasi viscerali contro, rispettivamente, 2.7 mesi e 1.9 mesi con Everolimus.

Il tasso di risposta obiettiva con Cabozantinib è stato, rispettivamente, del 17% e del 20%.

La risposta alla scintigrafia ossea in base a IRC ( International Reference Centre ) è stata del 18% ( Cabozantinib ) versus 10% ( Everolimus ).
Il 12% ( Cabozantinib ) e il 14% ( Everolimus ) dei pazienti randomizzati avevano almeno un evento correlato allo scheletro, tra cui 4 casi ( Cabozantinib ) e 8 ( Everolimus ) di compressione del midollo spinale.
Per i pazienti con un evento scheletro-correlato pre-randomizzazione, l'incidenza di un evento interessante l’apparato scheletrico dopo la randomizzazione è stata del 16% ( Cabozantinib ) e del 34% ( Everolimus ) e ha compreso 0 ( Cabozantinib ) e 5 casi ( Everolimus ) di compressione del midollo spinale.

Le riduzioni dei marcatori ossei sono risultate maggiori con Cabozantinib rispetto ad Everolimus.

Gli eventi avversi più comuni nei pazienti con metastasi ossee sono stati coerenti con il profilo di sicurezza nella popolazione generale dello studio.

In conclusione, il trattamento con Cabozantinib è risultato associato a una maggiore sopravvivenza libera da progressione e a un più alto tasso di risposta obiettiva nei pazienti con o senza metastasi ossee rispetto a Everolimus.
Questo beneficio clinico è stato sostenuto dagli esiti degli endpoint correlati a metastasi ossee. ( Xagena2016 )

Escudier BJ et al, J Clin Oncol 2016; 34 ( suppl; abstr 4558 )

Xagena_OncoUrologia_2016



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